Per vincere la lotta al Coronavirus, è necessaria una guida unica a livello centralizzato, vediamo perchè
Una distorsione del Servizio Sanitario Nazionale è quella che si identifica con il “regionalismo differenziato”, che è andato progressivamente realizzandosi negli ultimi due decenni dopo l’approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione. Ma tale attribuzione, che già in tempi di normale amministrazione presenta qualche criticità, in tempo di pandemia diviene ancor più problematica.
C’è bisogno, almeno nei momenti di crisi come quello attuale caratterizzato dall’emergenza pandemica, di una guida unica, centralizzata da parte dello Stato, con l’adozione di misure omogenee su tutto il territorio nazionale. Ad una forza unitaria, rappresentata dal Coranavirus, non si possono contrapporre tante piccole forze in lotta tra loro, le sanità regionali. Lo dimostrano i fatti: quante regioni hanno dato seguito alle disposizioni ministeriali in materia di lotta al Covid-19? In una regione sono stati assunti medici e infermieri e in altre no, in alcune regioni si è rinforzata la medicina territoriale e in altre no, in alcune regioni sono stati aumentati i posti di terapia intensiva e in altre no. E’ l’uniformità dei comportamenti la carta vincente contro il virus, non l’autoreferenzialità, il “fai da te”. Non ci si può capire se ognuno parla una lingua diversa.
A questo si aggiungono i contrasti politici. È di queste ore la notizia dello scontro tra esecutivo e regioni sulla definizione delle aree da definire a rischio chiusura.[1] E’ un pò paradossale che chi deve essere controllato contesti il controllore.
Se pur sono comprensibili le preoccupazioni economiche che sono alla base delle resistenze da parte delle regioni alle richieste del Governo è necessario rendesi conto, come afferma il premio Nobel Stiglitz, che “Non esiste ripresa economica senza una popolazione sana”.[2] Chi va a lavorare in fabbrica o negli uffici, se è malato? Chi frequenta i ristoranti e le palestre se ha sempre con sè l’ansia di ammalarsi?
Il problema coinvolge anche la comunicazione e l’analisi dei dati: in Italia non abbiamo un ente scientifico unico a cui fare riferimento in materia di Covid-19, una voce unitaria che abbia un’autorevolezza indiscutibile, come esiste in altri Paesi (per esempio il Hans-Knöll-Institut tedesco o il National Institutes of Health inglese).[3] Inoltre, i dati che decidono il colore delle regioni (giallo, arancione, rosso a secondo del grado di severità delle misure prese) vengono raccolti dalle regioni stesse. Considerato quanto detto prima c’è il rischio che le regioni possano fornire dati non aggiornati per evitare il lockdown.[4, 5]
Nella pratica medica si adottano procedure/protocolli per uniformare i comportamenti di tutti gli operatori ed evitare cosi omissioni, fraintendimenti, errori, ebbene i criteri non cambiano in caso di malattia infettiva, anche se su larga scala come la pandemia.
In tal senso potrebbe essere invocata la stessa Costituzione italiana la quale all’art. 120 attribuisce al Governo il potere-dovere di sostituirsi agli enti territoriali in caso «di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica “. Anche la Corte costituzionale si è espressa recentemente in tal senso affermando che : “Spetta allo Stato, non alle Regioni, determinare le misure necessarie al contrasto della pandemia”.[6]
Speriamo che quanto accaduto serva da lezione per il futuro. Dopo una vicenda che ha messo in crisi un intero sistema, la riproposizione del medesimo modello esporrebbe agli stessi rischi ed ai medesimi problemi.
In un altro articolo abbiamo parlato delle carenze del sistema sanitario evidenziate dalla pandemia da Covid-19 (qui).
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BIBLIOGRAFIA
[1] “Coronavirus, le Regioni “stoppano” il Dpcm: ecco cosa chiedono al governo” (link)
[2] “Covid: Il premio Nobel Stiglitz dà le pagelle agli Stati e avvisa: «Niente ripresa economica se la popolazione non è sana». Con Trump negli Usa aspettativa di vita in calo” (link)
[3] “La Scienza è la nostra arma contro la COVID-19” (link)
[4] “La Calabria cambia il criterio di conteggio dei ricoverati in terapia intensiva Covid: ora contano solo quelli intubati. Così il dato cala” (link)
[5] “Virus, tutti i dubbi sui dati delle Regioni. Indagano anche i pm” (link)
[6] Corte costituzionale, motivazioni della sentenza n. 37 del 24 febbraio 2021 che accoglieva il ricorso dello Stato contro la Regione Valle D’Aosta che introduceva misure di contrasto all’epidemia differenti da quelle previste dalla normativa statale