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Sanità di Iniziativa, il futuro dell’assistenza sul territorio

La Sanità di Iniziativa è un modello assistenziale che “va incontro” al cittadino prima che le patologie insorgano o si aggravino, finalizzato alla gestione delle malattie croniche e alla riduzione della mortalità e dei ricoveri inappropriati. Ma in cosa consiste, esattamente?

 

L’invecchiamento progressivo della popolazione italiana e il conseguente incremento delle patologie cronico degenerative rappresentano un problema non più rinviabile per il Servizio Sanitario Nazionale: nel 2019 più di un anziano su due dichiara di avere almeno tre patologie croniche.[1] 

Un’adeguata assistenza territoriale socio-sanitaria, necessaria a fronteggiare questa emergenza, sconta ancora un grosso ritardo nel nostro paese, come anche la pandemia ha dimostrato.[2] L’organizzazione tradizionale delle cure strutturata per specialità mediche, anziché sulla base dei bisogni di cura del paziente, è ormai anacronistica; ancora oggi il paziente anziano con patologie croniche (tumori, diabete, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari o polmonari) viene dimesso dall’ospedale senza una reale presa in carico da parte del sistema sanitario, cosa che facilita con il tempo la riacutizzazione della malattia e la conseguente riammissione in ospedale, contribuendo, peraltro, al sovraffollamento dei Pronto Soccorso. Chiunque sia stato oggi in un Pronto Soccorso avrà avuto modo di constatare le difficili condizioni in cui versano i pazienti e lavorano gli operatori sanitari.

È necessario pertanto implementare dei sistemi di assistenza socio-sanitaria territoriale basati su un approccio preventivo e non più soltanto di “risposta” alla malattia. In quest’ottica per sanità “di Iniziativa” si intende un modello assistenziale di gestione delle malattie croniche che non aspetta il cittadino in ospedale (sanità di attesa), ma gli “va incontro” prima che le patologie insorgano o si aggravino, garantendo quindi al paziente interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio, puntando anche sulla prevenzione e sull’educazione. Facciamo per esempio il caso del diabete: se venisse effettuata una diagnosi precoce sarebbe possibile intervenire preventivamente attraverso interventi sullo stile di vita (dieta, esercizio fisico ecc.) che possono arrestare il decorso della malattia e le sue complicanze, che per tale malattia possono essere anche molto gravi e invalidanti.

Molti studi[3] dimostrano come un ruolo più attivo dei pazienti sia associato a migliori esiti e minori rischi e quindi conduca in generale ad un miglioramento dell’assistenza e delle cure. Per far questo è necessario che i pazienti siano informati, coinvolti e trattati come partner a pieno titolo (il cosiddetto “empowerment”).

Nel modello basato sulla Sanità di Iniziativa i pazienti sono contattati periodicamente dagli operatori sanitari al fine di migliorare gli stili di vita, diagnosticare precocemente le patologie, monitorare la comparsa e l’evoluzione delle malattie croniche, prevenire le complicanze, ridurre o gestire il carico assistenziale, prevenire la disabilità e la perdita dell’indipendenza per il paziente.[4]

Gli strumenti concreti di cui si avvale la Sanità di Iniziativa sono: la programmazione di medio-lungo periodo delle attività di assistenza, le prenotazioni delle prestazioni, il coinvolgimento delle figure interessate nel processo di assistenza (es. familiari, badanti), lo snellimento delle attività burocratico-autorizzative, il sostegno e il controllo dell’osservanza da parte dei pazienti dell’aderenza alla terapia medica.[5] Quest’ultimo punto è particolarmente importante: si è infatti dimostrato che al crescere dell’aderenza alla terapia medica, corrisponde una significativa riduzione del tasso di ospedalizzazione nei pazienti anziani.[6]

Esistono già delle realtà in cui si è sperimentato questo modello assistenziale. In Puglia[7] [8] è stata condotta una sperimentazione che ha fornito risultati molto soddisfacenti sia in termini di miglioramento della qualità della vita dei pazienti cronici sia di riduzione della spesa farmaceutica e dei ricoveri inappropriati. Analoghi progetti sono stati avviati nella Regione Marche[9] e nella Regione Toscana.[10]

Perno del nuovo modello basato sulla Sanità di Iniziativa saranno le “Case della Comunità”, ne abbiamo parlato in questo articolo.

 

 

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BIBLIOGRAFIA

[1] Giovanni Fosti, Elisabetta Notarnicola, Eleonora Perobelli “4° Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care“. Ed. EGEA, 2022. Pag. 21 (link)

[2] Corte dei conti. “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica”. Pag. 25

[3] Ocloo, J., Garfield, S., Franklin, B. D., & Dawson, S. (2021). “Exploring the theory, barriers and enablers for patient and public involvement across health, social care and patient safety: a systematic review of reviews“. Health research policy and systems, 19(1), 8

[4]Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Sistema Sanitario Nazionale” redatta dal Gruppo di lavoro Agenas sull’assistenza territoriale (marzo 2022)

[5] Ibidem

[6] Misericordia P., Polistena B., Spandonaro F. “Aderenza alle terapie. Tra problemi e soluzioni. Lo studio Crea Sanità-Fimmg“. Articolo pubblicato sul portale sanitario QuotidianoSanità il 18 settembre 2019 e disponibile al seguente link  

[7] Chronic Care Model in Puglia, ASL bat di Lecce “Progetto Leonardo – Disease and Care Management”. Il documento è disponibile al seguente link 

[8] Robusto, F., Bisceglia, L., Petrarolo, V. et al. (2018). “The effects of the introduction of a chronic care model-based program on utilization of healthcare resources: the results of the Puglia care program”. BMC health services research18(1), 377

[9] ASUR Marche. Progetto Care Marche presso l’Ospedale di Loreto (AN)

[10] Regione Toscana, delibera n. 597/2018

 

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