L’esperienza della pandemia ha mostrato come sia necessario un adeguato livello di cure e assistenza per tutti i cittadini, su tutto il territorio
E’ stata da poco approvata dal Parlamento una riforma delle Regioni che consiste, in sostanza, nel concedere una maggiore autonomia e poteri ad alcune Regioni rispetto ad altre su determinati settori come, ad esempio, l’istruzione, la sanità, la scuola, i trasporti, ecc. La sanità è uno dei settori più interessati dal provvedimento, essendo una materia di stretta competenza regionale.
Non si intende qui parlare degli aspetti politici o economici del provvedimento ma solo delle ripercussioni che questo potrebbe avere sul sistema sanitario alla luce della recente esperienza pandemica.
Quello che si osserva, guardando a questi provvedimenti, è che la politica si comporti come se nulla fosse accaduto, come se la pandemia non ci fosse stata o sia stata solo un “incidente di percorso”, mentre quanto accaduto impone riflessioni che vanno al di là del campanilismo e delle differenti opinioni politiche.
I numerosi rapporti internazionali, come per esempio gli studi OCSE, sottolineano come sia necessario superare le differenze tra regione e regione, rendendo effettivi ed omogenei i principi di equità e universalità su tutto il territorio nazionale.[1] Lo stesso “Piano nazionale di ripresa e resilienza“, abbreviato PNRR, il piano di aiuti europeo all’economia italiana dopo la pandemia, pone come condizione la riduzione delle diseguaglianze regionali in materia sanitaria. L’ECDC ha sottolineato in un recente documento la necessità di “un maggior coordinamento a tutti i livelli; internazionale, nazionale, regionale“.[2]
L’organizzazione sanitaria del paese andrebbe rivista quindi sulla base delle suddette direttive. Si prospetta, invece, una frammentazione della sanità che va in direzione completamente opposta.
La diversificazione già esistente del Servizio Sanitario Nazionale in 21 servizi sanitari “regionali” determina una condizione di fragilità rispetto alle minacce globali che sempre più frequentemente si affacciano anche ai nostri confini. Facciamo l’esempio delle pandemie, che negli ultimi vent’anni sono diventate sempre più numerose e aggressive: Sars nel 2002, Aviaria nel 2003, Mers nel 2012, Ebola nel 2014, Zica nel 2015, fino al SARS-CoV-2 nel 2019, per non contare le minacce emergenti come Virus Marburg, Influenza Aviaria, Febbre Dongue, West Nile, ecc.[3] La storia ci insegna che la prossima pandemia ci sarà, bisogna solo domandarsi “quando”. Di recente l’OMS ha lanciato l’allarme su una possibile prossima pandemia che potrebbe rivelarsi “ancora più mortale” di quella in corso.[4]
Tralasciando il campo più generale, quali criticità potrebbe determinare questa riforma delle Regioni (chiamata, senza mezzi termini, “regionalismo differenziato”), in caso di nuova pandemia? Facciamo alcuni esempi:
– Come già accaduto durante la pandemia da Covid-19 questa differenziazione potrebbe portare a difficoltà di coordinamento tra le diverse regioni, rendendo difficile per il governo centrale garantire una gestione equilibrata e coordinata delle iniziative di contrasto all’infezione. Le diverse regioni potrebbero adottare approcci diversi nella gestione dell’emergenza, che potrebbero risultare quindi scoordinate e inefficaci.[5]
– Le regioni più povere o meno sviluppate potrebbero avere difficoltà a far fronte alla pandemia, a causa della limitatezza di risorse e infrastrutture sanitarie, costituendo cosi un anello debole della catena.[6] Quello che non si vuole comprendere è che il virus non fa distinzioni nè territoriali nè sociali e colpisce tutti indistintamente. Guardiamo a quello che è accaduto nel Stati Uniti, dove non esiste un sistema sanitario pubblico, che ha contato più di un milione di morti.[7]
– Il problema coinvolge anche la comunicazione e l’analisi dei dati, come già emerso durante la prima fase della pandemia da Covid-19, quando ogni Regione “aggiustava” i dati a proprio piacimento per non incorrere nel famoso “lockdown”.[8] Questo perché le informazioni sono spesso conservate in “silos”, le Regioni, che non comunicano fra loro, mentre è necessario che i dati siano veritieri e soprattutto condivisi. Raccogliere e analizzare dati è fondamentale per comprendere cosa sta accadendo e per fare previsioni su ciò che potrebbe accadere nel breve e medio-lungo periodo e adottare efficaci iniziative di contrasto.
In conclusione, la gestione di una pandemia richiede un’azione coordinata a livello centrale, invece con il “regionalismo differenziato” le regioni potrebbero avere diversi livelli di preparazione e risposta, cosa che renderebbe difficile la gestione a livello nazionale. Il modello da privilegiare dovrebbe essere quello “a rete”, in cui ciascuna regione è posta nelle condizioni di prendere iniziative autonome, ma sempre nel rispetto delle linee strategiche comuni fissate a livello centrale.[9]
Purtroppo le minacce si fanno sempre più globali e globali devono essere le risposte, anche all’interno di uno stesso territorio. Dopo la pandemia da Covid-19 che ha messo in crisi l’intero sistema sanitario, la riproposizione del medesimo modello esporrebbe il paese agli stessi rischi ed ai medesimi problemi. Diceva Einstein: “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”.
In un altro articolo abbiamo visto le carenze del sistema sanitario evidenziate dalla pandemia da Covid-19 (qui).
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BIBLIOGRAFIA
[1] OECD “Collective action for responsible ai in health. OECD artificial intelligence papers”. January 2024 No. 10. Pag. 17
[2] European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). “Public health and social measures for health emergencies and pandemics in the EU/EEA: recommendations for strengthening preparedness planning“. Stockholm: ECDC; 2024. Pag. 13
[3] Rizzuti S. “L’Europa rischia nuove epidemie” dopo il Covid: l’Ecdc lancia l’allarme”. Sito web “Money”, 26-04-2023
[4] Fassari G. “Oms avverte: “L’arrivo di una nuova pandemia è solo una questione di quando, non di se. E dobbiamo prepararci, ancora oggi non lo siamo”. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 20 febbraio 2024
[5] Corte costituzionale, motivazioni della sentenza n. 37 del 24 febbraio 2021 che accoglieva il ricorso dello Stato contro la Regione Valle D’Aosta che introduceva misure di contrasto all’epidemia differenti da quelle previste dalla normativa statale
[6] “Autonomia differenziata. Rischio di ulteriori diseguaglianze tra Regioni: “Quelle più povere potrebbero non riuscire a acquisire funzioni aggiuntive”. Il dossier del Servizio bilancio del Senato“. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 16 maggio 2023 (link)
[7] Venturi F. “Stop alla raccolta dati sul Covid nel mondo. I morti sono stati quasi 7 milioni“. Sito web “Agi”, 11-03-2023 (link)
[8] Tonacci F., Foschini G. “Virus, tutti i dubbi sui dati delle Regioni. Indagano anche i pm”. Articolo pubblicato sul sito web de La Repubblica l’08-11-2020 (link)
[9] Caporale C., Collicelli C., Durst L. (a cura di). “Dopo la pandemia. Appunti per una nuova sanità“. CNR Edizioni, 2022. Pag. 28