Le conseguenze del sovraffollamento dei Pronto Soccorso possono influire negativamente sul morale e la motivazione del personale sanitario, che spesso si trova a lavorare in condizioni estreme. Non da meno sono le condizioni dei pazienti, che si trovano in molti casi a stazionare in attesa per giorni e giorni, senza dignità e protezione
Negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento esponenziale degli accessi in Pronto Soccorso (PS), per vari motivi, dando vita così al fenomeno del sovraffollamento. L’accumulo notevole di persone in attesa di visite e prestazioni, in luoghi originariamente non destinati a questo scopo, ha ridotto i PS a gironi danteschi.
Accessi che dovrebbero trovare sbocco sul territorio ma che non ricevono adeguate risposte. Basti pensare che dei 18 milioni di accessi in PS registrati nel 2023 la stragrande maggioranza sono rappresentati da codici bianchi e verdi, cioè non urgenze o urgenze differibili. Il 22% degli accessi totali risulta, secondo una recente ricerca di AGENAS, improprio.[1]
Chiunque sia stato in un PS avrà avuto modo di constatare le difficili condizioni in cui versano pazienti e operatori sanitari, con sale di attesa affollate all’inverosimile, con stanze per lo stazionamento dei pazienti gremite di barelle, spesso accatastate le une vicino alle altre, in una condizione di promiscuità inaccettabile tra uomini e donne, senza rispetto per la privacy, luci sempre accese, allarmi continui dei monitor, tra il via vai di ambulanze e barelle. Gli anziani soli, spaventati, disorientati, spesso privi di riferimenti possono trascorrere ore o addirittura giorni nei corridoi del PS, senza un letto o la supervisione adeguata del personale sanitario, morendo talvolta su una barella in totale solitudine.[2] Un ambiente somigliante più ad un ospedale da campo al fronte, che a un luogo accogliente e ospitale.
Il progressivo taglio di 80000 letti in vent’anni fino al 2020, nonostante un minimo incremento registrato al 2022, ha portato l’Italia a una media insufficiente di 3,18 letti per 1000 abitanti, rispetto ad altri paesi come Francia (6) o Germania (7,8) e a una media europea superiore a 5.[3]
Spesso gli operatori in servizio vengono aggrediti ma senza nessuna colpa da parte loro, perché scontano problematiche organizzative che risiedono al di fuori dei Pronto Soccorso, che riguardano la sanità nel suo complesso e sulle quali non hanno alcun potere. L’operatore sanitario in queste condizioni non ha più un volto amico ma il volto anonimo di colui che rappresenta tutte le inadempienze della sanità pubblica, e su cui sfogare la propria rabbia e frustrazione.
Si sente parlare spesso di soluzioni al limite del ridicolo da parte di chi in PS non vi ha mai messo piede, e soprattutto senza fare niente di concreto. Dov’è il rispetto che i cittadini meritano, dov’è l’umanizzazione delle cure di cui tanto si parla, dov’è la dignità del lavoro per medici, infermieri e altri operatori sanitari? Lavorare in PS è già di per sé un lavoro usurante, non può essere anche umiliante. Non è un caso la fuga in massa dei sanitari dai PS verso il privato o all’estero o la fuga dalle scuole di specializzazione in medicina d’urgenza, condizione che rischia di lasciare sguarnito un settore fondamentale della sanità, quello di cui tutti potremmo avere bisogno, come quello dell’emergenza-urgenza.[4]
Il risultato è la necessità di utilizzare i famosi “gettonisti”, soprattutto medici, che sopperiscono alla carenza di personale e a cui la Sanità Pubblica paga stipendi molto più alti dei colleghi che lavorano come dipendenti degli Ospedali, creando disagio tra i lavoratori che si trovano a fare le stesse attività con retribuzioni molto più basse (ne abbiamo parlato qui).
In un altro articolo abbiamo parlato del fenomeno del sovraffollamento nei PS e delle possibili soluzioni (qui).
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BIBLIOGRAFIA
[1] Convegno AGENAS. “Accessi in Pronto Soccorso e implementazione del DM77 per una migliore presa in carico dei pazienti“. Roma, 22 aprile 2024
[2] Mila Cantagallo. “Anziana rimane tre giorni in attesa in barella, il figlio la trova morta al Pronto soccorso di Chieti“. Sito web Corriere Adriatico, 20 Maggio 2023 (link)
[3] Schipilliti M. “Pronto soccorso, il problema è la grave carenza di posti letto per acuti“. Sito web QuotidianoSanità, 16 maggio 2024
[4] De Bac M. “L’esodo di 20 mila medici: il 90% ha meno di 40 anni“. Sito web Corriere della sera, 05-05-2024
Foto di David Mark da Pixabay