L’area di pre-triage svolge un ruolo chiave nel prevenire l’ingresso dell’infezione da Covid-19 in ospedale, vediamo perchè
Già a seguito dell’inizio dell’epidemia in Cina l’OMS raccomandava di “rafforzare, in particolare nei Pronto Soccorso e nei dipartimenti di medicina d’urgenza, le misure standard di prevenzione e controllo delle infezioni”.[1] Sulla base di questa raccomandazione il Ministero della Salute invitava tutte le strutture ospedaliere ad attrezzarsi affinchè i casi sospetti fossero visitati “in un’area separata dagli altri pazienti”.[2] Tali indicazioni non vennero all’epoca prese in considerazione tanto che i contagi e i decessi aumentarono a dismisura tanto da spingere le autorità a disporre indagini nei confronti delle strutture ospedaliere più colpite.[3]
La successiva legge di riordino della rete ospedaliera, finalizzata ad una più efficace gestione dell’emergenza Covid-19, richiedeva alle strutture ospedaliere di “consolidare la separazione dei percorsi rendendola strutturale e assicurare la ristrutturazione dei reparti di pronto soccorso con l’individuazione di distinte aree di permanenza per i pazienti sospetti di Covid-19 o potenzialmente contagiosi, in attesa di diagnosi”.[4] Anche l’attuale piano pandemico antinfluenzale 2021-2023, utile in una prospettiva futura per la risposta ad eventuali altri patogeni capaci di causare epidemie/pandemie, prevede la separazione dei percorsi, l’istituzione di aree di pre-triage distinte, la creazione di aree di permanenza dei pazienti in attesa di diagnosi che garantiscano condizioni di separazione e di sicurezza.[5]
Come evidenziato dalla letteratura scientifica le aree di pre-triage costituiscono una misura importante di riduzione del contagio all’interno degli ospedali.[6] Nel caso delle emergenze di carattere infettivo, la modalità di gestione del sistema di separazione dei flussi diventa determinante non solo ai fini della sicurezza dei pazienti e della popolazione, ma anche in favore della “sicurezza percepita” e dell’affidabilità del Sistema Sanitario in stato di emergenza.
Durante le fasi iniziali della pandemia si è dolorosamente pagata la non differenziazione dei flussi fra pazienti infettivi e non. Data l’alta contagiosità del virus, infatti, tutti i pazienti in ingresso in ospedale sono da considerare come potenzialmente infetti, fino a prova contraria. Da qui l’utilità di creare dei “filtri”, le aree di pre-triage appunto, da ubicare all’esterno dell’edificio, quali, per esempio, tende da campo o tensostrutture, per indirizzare i pazienti verso percorsi dedicati Covid o non Covid all’interno dell’ospedale. L’obiettivo è impedire che pazienti infetti siano inviati in reparti “puliti” o, al contrario, che pazienti non infetti vadano in reparti “Covid”. Tali strutture, anche quando dismesse, dovranno essere “pronte all’uso” e immediatamente approntabili in caso di necessità. Secondo uno studio il pre-triage mostra un’ottima specificità e accuratezza nell’assegnazione dei pazienti alle aree designate e svolge un ruolo chiave nella protezione degli operatori sanitari.[7]
Momento fondamentale del percorso per individuare un possibile paziente positivo al suo ingresso in ospedale è la raccolta di elementi epidemiologici (ambiente di vita e di lavoro, eventuali esposizioni) e clinici (sintomi), per stabilire se il soggetto abbia una bassa o alta probabilità di malattia. Inoltre, a partire dal 15 ottobre 2021, qualsiasi paziente viene sottoposto a tampone rapido o molecolare prima dell’ingresso in Pronto Soccorso per appurare l’eventuale infezione, fatti «salvi i casi di oggettiva impossibilità dovuta all’urgenza, valutati dal personale sanitario».[8]
I pazienti con sospetta infezione che necessitano di ulteriori accertamenti vengono destinati a locali espressamente individuati dove, nell’attesa, viene garantito l’isolamento, onde evitare rischi dovuti alle attese in Pronto Soccorso. Molti ospedali hanno erroneamente inteso di creare tale separazione tracciando delle linee in terra, con il risultato che molti pazienti non positivi si sono contagiati stando accanto ai positivi.[9]
Per quanto riguarda i pazienti trasportati con ambulanza l’esperienza della pandemia Covid-19 ha evidenziato l’importanza di un accesso diretto e percorsi dedicati per i mezzi di soccorso con spazi di attesa per casi sospetti barellati.[10]
Lo stesso tipo di cautela dovrebbe riguardare le aree di transito dell’ospedale per i familiari dei pazienti attraverso la predisposizione di ascensori dedicati, percorsi di entrata e di uscita separati, ecc. Questo perchè avere dei percorsi promiscui predispone al contagio del virus che, come sappiamo, si propaga per via aerea.
Purtroppo in molti casi gli auspicati lavori necessari a dotare gli ospedali di aree di pre-triage e altre misure di sicurezza hanno subito (e, in alcuni casi, ancora subiscono) ritardi a causa della burocrazia e dei tempi tecnici necessari a svolgere le gare di appalto o di assegnazione dei fondi alle Asl.
Opportunamente il PNRR, il piano di recupero per la ripresa economica del paese, ha destinato una cospicua quota delle risorse economiche al rafforzamento strutturale degli ospedali del SSN, incluso il “consolidamento della separazione dei percorsi all’interno del pronto soccorso“.[11]
In un altro articolo abbiamo visto quali sono e come funzionano i test diagnostici per il Coronavirus (link).
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BIBLIOGRAFIA
[1] Epicentro. “Focolaio di infezione da un nuovo coronavirus (2019-nCoV)” (link)
[2] Ministero della salute. Circolare n. 1997 del 22 gennaio 2020 “Polmonite da nuovo coronavirus (2019 – nCoV) in Cina“. Pag. 3 (link)
[3] Frittelli T. Hazan M. “Coronavirus e responsabilità professionale. Serve una norma che “metta in sicurezza” operatori e Asl da richieste di risarcimenti e conflitti giurisdizionali”. Articolo pubblicato sul portale di informazione sanitaria QuotidianoSanità in data 10-03-2020 (link)
[4] Legge 17 luglio 2020, n. 77. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. Art. 2 (link)
[5] Ministero della Salute. “Piano strategico–operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021 – 2023)“. 29 gennaio 2021. Pag. 122 (link)
[6] Anderson RM, Heesterbeek H, Klinkenberg D, et al. “How will country-based mitigation measures influence the course of the COVID-19 epidemic?” Lancet. 2020;395(10228):931–934
[7] Turcato G, Zaboli A, Pfeifer N. “The COVID-19 epidemic and reorganisation of triage, an observational study”. Intern Emerg Med. 2020;15(8):1517-1524
[8] “Covid. Camera approva decreto green pass. Il testo passa ora all’esame del Senato. Ecco tutte le misure e le novità“. Articolo pubblicato sul portale di informazione sanitaria “Quotidianosanità” il 09 settembre 2021
[9] Pecoraro G. Servizio trasmissione “Le iene”, puntata del 19 novembre 2020 (video)
[10] Ministero della Salute. “Piano strategico–operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021 – 2023)“. 29 gennaio 2021. Pag. 122
[11] “La sanità nel Recovery Plan: 20,2 miliardi per ridisegnare il modello di assistenza e ammodernare il Ssn“. Articolo pubblicato sul portale di informazione sanitaria “Quotidianosanità” il 26 aprile 2021 (link)