In tempo di pandemia e di fake news anche le parole degli esperti e delle istituzioni rischiano di essere messe in dubbio. È possibile difendersi dalla disinformazione? L’accesso trasparente ai dati della ricerca scientifica, secondo i principi dell’open government, garantisce al cittadino un’arma in più
In questo momento storico, in cui siamo giornalmente bombardati da una divulgazione incalzante e variegata, è importante quotidianamente generare delle connessioni con un pensiero critico quanto più in linea con la relativa evidenza basata sui fatti, restaurando quella relazione fiduciaria con la sana informazione.
Fiducia che nell’attualità della divulgazione scientifica, nel bel mezzo di una campagna vaccinale, è necessario mantenere, secondo i principi della buona comunicazione, attingendo ad una costante informazione trasparente, utilizzando dei mezzi linguistici non eccessivamente tecnici per far si che il messaggio arrivi in maniera lineare e semplice. Comunicazione trasparente che dunque intende avvalersi di dati favorevoli o meno senza il timore di perdere consenso, così come dovrebbe essere per tutte quelle comunicazioni ufficiali che riguardano il bene pubblico.
La cooperazione e la condivisione dei dati sono una buona spalla per contrastare la disinformazione e fare fronte comune nella realizzazione dell’open government partnership[1], piano d’azione i cui principi sono proprio basati sulla partecipazione civica, la trasparenza e la semplificazione della “res publica” con lo scopo di aumentare la fiducia nelle istituzioni.
Disinformazione che, secondo varie analisi, si muove su più livelli ovvero dalla misinformazione la quale non intende arrecare un danno volontario, alla malinformazione che appunto apporta invece un danno intenzionale sfruttando anche informazioni private[2].
L’utilizzo del linguaggio emotivo attraverso la veicolazione di notizie cosiddette “acchiappa like” è stato oggetto di studio di autorevoli ricerche le quali appunto evidenziano che il terreno più fertile rimane quello delle piattaforme digitali dove il click incontrollato fa da eco a labilità sensazionalistiche[3].
Ecco perché questo cambio di passo della comunicazione ha portato la comunità scientifica ad essere sempre più accessibile con l’intento di stimolare e coinvolgere appunto la partecipazione civica, attraverso la divulgazione degli “open data”[4] così come ad esempio infatti fa già l’agenzia italiana del farmaco.
La trasparenza della comunicazione è strettamente correlata al libero accesso ai dati, dove, attraverso l’ausilio di strumenti digitali questi ultimi vengono strutturati costituendo un’informazione omogenea sempre più alla portata del cittadino. Questo ampio accesso ai dati della ricerca scientifica comporta inoltre anche diversi benefici, quali ad esempio, il confronto tra diversi risultati, la formazione di opinioni attraverso la loro analisi e stimolando la creatività dei ricercatori.[5]
Il criterio dunque della trasparenza sia come nella pubblica amministrazione che nella ricerca scientifica possiede in entrambi i casi un profilo etico, uno ius cogens che dà anche ai privati l’opportunità di vagliare la conformità di tutti quei passaggi che hanno un filo diretto con la tutela degli interessi del singolo, rendendo dunque la vulgata copia conforme dei criteri utilizzati in fase sperimentale contribuendo a rendere sempre più solida la diffusione di un concetto di miglioramento qualitativo nel rispetto dei valori di correttezza e consapevolezza.
Letizia Cascio
Dottoressa in Giurisprudenza
Siamo anche su Facebook (qui). Puoi condividere il presente articolo attraverso i pulsanti che trovi in basso.
BIBLIOGRAFIA
[1] Quarto piano d’azione nazionale dell’open government http://open.gov.it/wp-content/uploads/2019/03/Quarto_Piano_Azione_Nazionale_OGP_03.2019.pdf
[2] E. Barbera, E.Tosco “Quale comunicazione ai tempi del covid-19?Trasparenza e fiducia contro la disinformazione” https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3516
[3] F. Germani, N. Biller-Andorno, “ L’infodemia anti-vaccinazione sui social media: un’analisi comportamentale” https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0247642
[4] G. D. Bisol, P. Anagnostou, M. Capocasa “L’importanza della cooperazione e la condivisione dei dati e nella ricerca scientifica” http://www.isita-org.com/isita/Research/Documents/Destro%20Bisol%20et%20al.%20Scienza%20e%20Societ%C3%A0.pdf
[5] M. Cassella “Dati aperti e ricerca scientifica: aspetti gestionali e normativi nel contesto dell’e-science” https://aibstudi.aib.it/article/view/9131/9249#3