Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo della Dott.ssa Letizia Cascio, Dottoressa in Giurisprudenza, sul tema dell’etica nell’analisi e nella gestione del rischio
Nel corso degli anni si è acquisita sempre più la consapevolezza che il mondo scientifico non dà spesso risposte certe e risolutive tanto che in assenza di risposte concrete, nei processi decisionali, la componente etica che correda il principio di precauzione è certamente essenziale.[1]
Tale principio è sorto soprattutto riguardo la tutela ambientale tanto che ne troviamo traccia nella Dichiarazione di Rio del 1992[2] promulgata a seguito della Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo dello stesso anno.
Il metodo precauzionale prestato all’ambito della salute ha però delle caratteristiche temporali decisamente provvisorie, in quanto la carenza di evidenza scientifica non può fungere da pretesto per il rimando di decisioni adeguate oltre tempo ma certamente nell’attesa che la ricerca compia il progresso delle conoscenze in materia, è sicuramente un ottimo salvagente.
Tale principio, proprio perché il rischio zero in natura non esiste, si àncora fortemente ai principi etici che fanno fede ai diritti inviolabili dell’uomo quali il rispetto della persona e della sua dignità ed ancora al rispetto della vita e della salute considerando gli aspetti attuali e quelli a lungo termine.
Ciò vale nel processo di decision making sia in ambito clinico che gestionale garantendo quanto più maggiore equità anche nella distribuzione delle risorse,[3] pur nonostante non sia una rigida procedura ma un criterio di orientamento flessibile che considera quante più alternative possibili sotto il focus della trasparenza.
E’ quindi facilmente comprensibile come il principio di precauzione e l’equità nell’affrontare successivamente dei rischi implichi il principio di giustizia,[4] il quale non si limita alla perequazione sociale ma entra a piene mani nella distribuzione di rischi e benefici, in quanto in vari ambiti, ad ogni azione od omissione corrisponde una compensazione coinvolgendo anche spesso aspetti economici dove il bene salute certamente non possiede un prezzo ma la sua tutela ha senz’altro un costo.
Il profilo economico è un aspetto a cui porre particolare attenzione, dove, per non incorrere nell’errore riduzionistico che riporta la cura ad un calcolo prettamente numerico, a quest’ultimo bisogna attribuire un’etimologica filìa di antica memoria nello sforzo per minimizzare i rischi e massimizzarne i benefici.[5]
Il profilo etico nell’affrontare un rischio possiede quindi diverse prospettive suggerendoci a volte un approccio pragmatico che risalta il valore dei benefici nella fase di analisi dove le conseguenze vengono giudicate complessivamente, ed altre volte a privilegiare il peggior risultato ipotizzabile anche se esso possa essere altamente improbabile.[6]
Le correnti di pensiero anche qui, come in tutti gli ambiti, sono differenti dove le considerazioni etiche nella gestione dei rischi possono a volte anche accompagnarsi all’evolversi degli aspetti sociali divenendo quindi mutevoli, altre invece ben ancorati ai valori irrinunciabili dell’uomo in una visione universale che tende alla valorizzazione dei beni affiancati dal valore della solidarietà.[7]
L’aspetto che certamente non sottostà alla volubilità delle varie teorie resta comunque la conoscenza dei limiti del proprio ambito operativo, l’osservanza delle linee guida, il monitoraggio degli standard di qualità, il confronto e la discussione.
Letizia Cascio
Dottoressa in Giurisprudenza
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BIBLIOGRAFIA
[1] D.PARRETTI “Aspetti etici nella gestione del rischio clinico”, Rivista della Società Italiana di Medicina Generale, n.1 febbraio 2011
[2] AA.VV “Digesto delle discipline pubblicistiche”,UTET 1999
[3] http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_640_allegato.pdf
[4] J.RAWLS “Una teoria della Giustizia”,Feltrinelli Editore
[5] AA.VV “How do health care organizations take on best practice?A scoping literature review” https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26134546/
[6] A.CARTABELLOTTA “La valutazione multidimensionale della qualità assistenziale. L’efficienza continua a oscurare gli indicatori di clinical governance?” GIMBEnews 2009 https://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/80/la-valutazione-multidimensionale-della-qualit%C3%A0-assistenziale-l/articolo
[7] https://ec.europa.eu/health/international_cooperation/global_health_it