L’Helicobacter Pylori è un batterio pericoloso che può causare un ampio spettro di quadri morbosi, dalla gastrite cronica all’ulcera peptica, fino a forme tumorali. Vediamo in questo articolo come riconoscerlo e come combatterlo
L’Helicobacter pylori è uno dei patogeni batterici più comuni, che colpisce più della metà della popolazione mondiale.[1] La trasmissione del patogeno avviene molto probabilmente per via oro-orale (saliva) oppure oro-fecale (acque e alimenti contaminati). In virtù della sua spiccata resistenza in ambiente acido, l’H. pylori ha come bersaglio lo stomaco. Spesso i disturbi che provoca vengono scambiati per gastrite da stress, da disordini alimentari o da reflusso gastroesofageo, ritardando una corretta diagnosi. Il batterio, nella maggioranza dei casi, persiste per anni nel tessuto gastrico, spesso in modo silenzioso (più dell’80% delle persone infette risulta completamente asintomatica), inducendo una risposta infiammatoria che nel lungo termine può causare un ampio spettro di quadri morbosi, dalla gastrite cronica all’ulcera peptica, fino a forme tumorali dello stomaco (adenocarcinoma
gastrico e linfoma gastrico MALT) e dell’esofago. Se l’Helicobacter pylori fosse eradicato per tempo si potrebbero prevenire l’80-90% dei casi di cancro dello stomaco sotto i 40 anni e un caso su 4 negli anziani[2] Pertanto, questa infezione non deve essere assolutamente sottovalutata e trattata con tempestività quando diagnosticata.
Diagnosi
Occorre sospettare un’infezione da Helicobacter Pylori se il paziente riferisce bruciori allo stomaco che si accentuano dopo i pasti, nausea, pancia gonfia, dolore addominale indefinito, eruttazione, senso di gonfiore addominale, difficoltà digestive. Un campanello d’allarme per la presenza di Helicobacter Pylori è dato dalla presenza di gastrite o ulcera peptica in assenza di fattori di rischio quali prolungata assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o stili di vita scorretti come abitudine al fumo o all’alcol.
I test per diagnosticare l’Helicobacter Pylori si suddividono in invasivi e non invasivi. I test non invasivi comprendono il “test del respiro” (Breath test) e il test per la ricerca dell’antigene fecale mentre test invasivi sono l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) e la biopsia gastrica (spesso eseguita contestualmente all’EGDS) per la ricerca del batterio direttamente sul tessuto gastrico.
Terapia eradicante
Il trattamento della infezione da H. pylori si basa sull’uso combinato di inibitori della secrezione gastrica (in genere inibitori della pompa protonica) e antibiotici, variamente combinati tra di loro, per una durata di 14 giorni.
Più nel dettaglio, alla luce della letteratura più recente, per la maggior parte dei pazienti la terapia migliore è quella data dalla combinazione di bismuto, metronidazolo più tetraciclina cui si aggiunge un inibitore della pompa protonica (es. Omeprazolo) con funzione di protezione gastrica.[3, 4, 5, 6]
La terapia antibiotica si dimostra efficace nella maggior parte dei casi e la resistenza non è frequente. In caso di inefficacia si può ricorrere all’antibiogramma, finalizzato ad instaurare una terapia antibiotico mirata.
Terminata la terapia antibiotica, è importante verificare che il batterio sia stato eradicato dallo stomaco. La ragione è semplice, se la patologia dipende dal batterio è fondamentale accertarsi che questo sia stato eliminato. Per questa ragione, non prima di 4 settimane dalla fine della terapia, occorre rifare il Breath test o l’analisi delle feci per accertarne la sua eradicazione. Questo lasso di tempo è necessario poichè serve per consentire a tutti i batteri eventualmente sopravvissuti di ripopolare l’ambiente gastrico e diventare rilevabili con i test.[7] Il test sierologico (ricerca di anticorpi nel sangue) non è appropriato per la conferma dell’eradicazione, in quanto non distingue tra infezioni attive e precedenti.[8]
Spesso la ricerca del batterio viene effettuata dal laboratorio analisi direttamente sul tessuto, contestualmente all’esame istologico dello stesso. Ciò, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non è da ritenersi affidabile: infatti, data la nota colonizzazione “a macchia” dell’H. pylori, si corre il rischio di prelevare una porzione di mucosa non colonizzata con conseguente rischio di falsi negativi.[9] Si consiglia pertanto di effettuare, per accertarsi dell’avvenuta eradicazione del batterio, uno dei test prima citati, come il test del respiro o il test dell’antigene fecale data la loro eccellente precisione e capacità di diagnosticare l’infezione attiva,[10] con preferenza per il primo data la sua semplicità di esecuzione (si tratta in sostanza di bere una specie di bibita e respirare dopo mezz’ora in un sacchetto).
Prevenzione
Poiché si sa ancora molto poco sulle modalità di trasmissione di H. pylori, anche le misure preventive disponibili sono scarse. In generale, si raccomanda di lavarsi bene le mani, bere acqua sicura, mangiare cibo non eccessivamente salato e adeguatamente cucinato. Non vi è una chiara evidenza di alimenti a maggior rischio di trasmissione di H. pylori, ma è verosimile che la trasmissione avvenga con i cibi non cotti.
Essendo l’H. pylori responsabile di gravi patologie gastroduodenali, è importante ricercare tale infezione tra i soggetti a rischio di infezione. Pertanto il personale sanitario, specie quello impiegato nei Servizi di Endoscopia Digestiva, i parenti di I° grado di pazienti con cancro dello stomaco e familiari conviventi di soggetti portatori del batterio, dovrebbero sottoporsi ai test diagnostici non invasivi come quelli sopra citati.[11]
Consigli sull’alimentazione
In caso di infezione o di malattia gastrica legata all’H. pylori, dovrebbero essere seguite le regole classiche per uno stile di vita sano, in particolare eliminare il fumo di sigaretta e seguire una corretta alimentazione, evitando il sovrappeso. Alimenti come la cioccolata, alcol, il thè e il caffè dovrebbero essere eliminati o comunque ridotti in quanto inducono ipersecrezione gastrica, mentre è buona regola seguire una dieta ricca di fibre, frutta e verdura.[12]
Attenzione, le nozioni e le informazioni riguardanti procedure mediche o descrizioni di farmaci contenute nel presente articolo non possono sostituire in alcun caso il parere dei professionisti sanitari abilitati.
In un altro articolo abbiamo visto cause, sintomi e trattamento del linfoma gastrico (link).
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BIBLIOGRAFIA
[1] Mitchell, H.M. “The epidemiology of Helicobacter pylori”. Curr Top Microbiol Immunol. 1999; 241: 11–30
[2] Il Ju Choi, Chan Gyoo Kim, Jong Yeul Lee et al. “Family History of Gastric Cancer and Helicobacter pylori Treatment”. New England Journal of Medicine, 2020
[3] Fallone CA et al. “The Toronto Consensus for the Treatment of Helicobacter pylori Infection in Adults”. Gastroenterology 2016; 151: 51–69
[4] Graham DJ et al. “The Toronto Helicobacter pylori Consensus in Context”. Gastroenterology 2016; 151: 9-12.
[5] 2016 Toronto Consensus Guidelines and 2016 Maastricht V/Florence Consensus Report
[6] “Ulcera. Linee guida raccomandano trattamento più lungo per Helicobacter pylori”. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 03 maggio 2016 e disponibile al seguente link
[7] Amrit K. Kamboj, Thomas G. Cotter, Amy S. Oxentenko “Helicobacter pylori. The Past, Present, and Future in Management”. Mayo Clin Proc. 2017;92(4):599-604
[8] Ibidem
[9] Wang, Y. K., Kuo, F. C., Liu, C. J., Wu, M. C., Shih, H. Y., Wang, S. S., Wu, J. Y., Kuo, C. H., Huang, Y. K., & Wu, D. C. (2015). Diagnosis of Helicobacter pylori infection: Current options and developments. World journal of gastroenterology, 21(40), 11221–11235
[10] Amrit K. Kamboj, Thomas G. Cotter, Amy S. Oxentenko “Helicobacter pylori. The Past, Present, and Future in Management”. Mayo Clin Proc. 2017;92(4):599-604
[11] Dorer MS, Talarico S, Salama NR. “Helicobacter pylori’s unconventional role in health and disease”. PLOS Pathogens 2009; 5
[12] Naselli E., Marrese E. “Andiamo a caccia dell’Helicobacter”. Articolo pubblicato sull’inserto salute del quotidiano “La Repubblica” in data 19-04-2016
Foto di Anastasia Gepp da Pixabay