Benché la Legge 38/2010 abbia promosso una maggiore attenzione al problema della sofferenza inutile, alcuni tipi di farmaci, come gli oppioidi, sono visti ancora con sospetto. Vediamo perchè non c’è da aver paura
Uno degli aspetti fondamentali della cura dei pazienti è la prevenzione ed il sollievo della sofferenza fisica. Il trattamento del dolore viene effettuato per mezzo dei farmaci analgesici tra i quali, gli oppioidi, rivestono un ruolo principale. Gli analgesici oppioidi sono infatti tra i più potenti farmaci antidolorifici esistenti. Gli antidolorifici oppioidi, nell’ambito della terapia del dolore, sono utilizzati nella pratica clinica per la gestione di una vasta tipologia di algie di intensità medio-alta, sia acute che croniche. Esplicano la loro azione farmacologica a livello del sistema nervoso centrale agendo sui recettori oppiacei del cervello e del midollo spinale.
Pregiudizi sui farmaci oppioidi
Nonostante autorevoli istituzioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità insistano sulla necessità di trattare il sintomo dolore, l’inadeguatezza del trattamento del dolore è ampiamente documentata e la percentuale di pazienti che non viene trattata è molto elevata. Gli oppioidi sono spesso tacciati di provocare gravi effetti collaterali, in particolare persiste la convinzione, priva di fondamento scientifico, che la terapia antalgica ostacoli un’appropriata diagnosi.[1] Fino a qualche tempo fa in Italia si è fatto un uso assai limitato di questi farmaci rispetto al resto d’Europa (ultima nel 2013 per consumo di oppioidi). Pregiudizi di natura culturale, difficoltà burocratiche e di conservazione dei farmaci ne hanno di fatto ostacolato la prescrizione e l’uso, rendendo in molti casi inefficaci le terapie per combattere il dolore. In realtà gli oppioidi sono farmaci sicuri che risultano altamente efficaci in gran parte delle patologie dolorose persistenti. L’utilizzo di questi farmaci è più diffuso di quanto si possa immaginare: sono, ad esempio, prescritti per dolori post parto o dopo intervento chirurgico, senza per questo rendere dipendenti i pazienti o costringerli ad un uso prolungato nel tempo.
E’ necessario che si crei un nuovo approccio culturale al tema della sofferenza e del dolore inutile e che la terapia del dolore diventi parte integrante del percorso terapeutico. Ogni individuo ha diritto di sapere che il dolore non va necessariamente sopportato, ma che gran parte della sofferenza può essere alleviata e curata intervenendo con la giusta terapia. Il dolore deve essere eliminato o, almeno, attenuato in tutti i casi in cui sia possibile farlo poiché esso incide in maniera pesante sulla qualità della vita. E’ un diritto che deve essere riconosciuto e rispettato sempre e ovunque, dai reparti ospedalieri alle strutture di lungodegenza, in ambulanza, in Pronto Soccorso e al domicilio del paziente.
La Legge n° 38 del 15/3/2010[2] ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nella concezione e nella gestione del dolore in Italia. La legge ha comportato l’obbligo per medici e infermieri di monitorare il dolore dei pazienti e di registrarlo nella documentazione sanitaria, ha semplificato la prescrizione dei medicinali per il trattamento dei pazienti affetti da dolore severo, ha introdotto la formazione obbligatoria del personale sanitario e previsto l’obbligo per le Regioni di fornire standard omogenei in tutto il Paese.
Oppioidi o FANS?
Per quanto la Legge 38/2010 abbia semplificato le modalità prescrittive dei farmaci oppioidi, l’Italia occupa il primo posto in Europa per consumo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per la cura del dolore,[3] mentre è agli ultimi posti per consumo di farmaci oppioidi. Sono stati scientificamente documentati i vantaggi degli oppioidi rispetto ai FANS. Gli oppioidi, se prescritti in modo appropriato e sotto controllo medico, possono essere utilizzati per lunghi periodi e con minori effetti collaterali rispetto ai FANS, anche in età avanzata.[4]
Rischio di dipendenza
Uno dei rischi principali dei farmaci oppioidi è la dipendenza. La dipendenza si sviluppa rapidamente a seguito di un uso prolungato, di conseguenza il corpo si abitua alla presenza di questo tipo di sostanze e se l’uso si interrompe bruscamente, si presentano i sintomi dell’astinenza. Al contrario degli USA, dove il fenomeno negli ultimi anni va dilagando, in Italia i fenomeni di dipendenza e overdose sono in calo[5] e sono dovuti soprattutto a un uso non medico.[6]
Benché l’utilizzo di analgesici oppiacei in Italia sia di gran lunga inferiore rispetto agli USA grande attenzione deve essere posta nell’evitare il rischio di abuso, pur garantendo a tutti i pazienti con dolore il diritto all’accesso alle cure come previsto dalla legge 38/2010. Appare pertanto di fondamentale importanza l’aspetto comunicativo medico-paziente che deve accompagnare tutte le fasi del percorso terapeutico concorrendo in tal modo a ridurre il rischio di abuso nell’assunzione dei farmaci da parte del paziente.
Tipi di oppioidi
In funzione della potenza, gli oppioidi si dividono in deboli, utilizzati per il dolore moderato, e forti, indicati per il dolore severo.
Oppioidi deboli: appartengono a questa classe la Codeina e il Tramadolo
Oppioidi forti: tra i più noti troviamo la Buprenorfina, il Fentanyl, la Morfina, il Metadone, l’Ossicodone.
La tabella seguente riporta i principali farmaci analgesici, suddivisi per categoria, insieme ai loro più comuni nomi commerciali.
ATTENZIONE: le nozioni e le informazioni riguardanti procedure mediche o descrizioni di farmaci contenute nel presente articolo hanno fine unicamente illustrativo pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere dei professionisti sanitari abilitati.
Siamo anche su Facebook (qui). Puoi condividere questo articolo attraverso i pulsanti che trovi in basso.
BIBLIOGRAFIA
[1] Savoia G. et al. Italian Intersociety Recommendations on pain management in the emergency setting (SIAARTI, SIMEU, SIS 118, AISD, SIARED, SICUT, IRC). Minerva Anestesiol. 2013
[2] Legge 15 Marzo 2010, n. 38 “Disposizioni per garantire l’accesso alle Cure Palliative e alla Terapia del Dolore”
[3] Fanelli G. (a cura di). 2014. Libro bianco sul dolore cronico in Italia. Milano: HPS – Health Publishing & Services
[4] O.N.DA. Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna “Dolore cronico e accessibilità delle cure“. Pag. 10. Disponibile al seguente link
[5] “Oppioidi. Allarme Ocse: “Tra 2011 e 2016 morti correlate in aumento del 20%”. E accusa le aziende: “Dalla fine degli anni ’90 hanno costantemente minimizzato l’effetto”. Articolo pubblicato sul quotidiano on line “QuotidianoSanità” il 12 giugno 2019
[6] “Farmaci oppiacei. I farmacologi: “Non demonizzarli, sono sicuri ed efficaci nel dolore oncologico“. Articolo pubblicato sul quotidiano on line “QuotidianoSanità” il 17 aprile 2018