La check list rientra tra le buone pratiche per la prevenzione degli errori in sala operatoria raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
Rispetto ad altri settori la sicurezza in sala operatoria si contraddistingue per la varietà degli ambiti in cui possono essere commessi eventuali errori: dalla identificazione del paziente alla correttezza del sito chirurgico, dalla appropriata sterilizzazione dello strumentario all’induzione dell’anestesia, ecc. Ognuno di questi fattori gioca un ruolo significativo nella sicurezza del paziente e dovrebbe essere adeguatamente considerato.
Ma quali sono gli errori che più frequentemente si verificano in questo ambito? Agenas, agenzia del Ministero della salute, ha pubblicato nel 2019 il suo ultimo rapporto[1] relativo a tutti gli “eventi sentinella” (gli errori più gravi) segnalati dalle strutture sanitarie nel triennio 2016-2018. Gli errori più gravi in ambito chirurgico hanno riguardato: strumento o altro materiale lasciato all’interno del sito chirurgico (135 casi), morte o grave danno imprevisto conseguente ad intervento chirurgico (132 casi), intervento chirurgico in parte del corpo sbagliata (addirittura 26 casi).
In termini di rischio quindi il blocco operatorio è sicuramente uno dei settori più critici ma anche quello dove sono possibili più interventi di gestione e controllo del rischio. Uno di questi è l’utilizzo della “check list” di sala operatoria, la quale, se utilizzata in modo responsabile e concreto, può diventare un importante strumento di prevenzione. Essa consente, ad esempio, l’identificazione certa della persona che deve essere sottoposta ad intervento, di distinguere con certezza la parte del corpo da operare, garantire la disponibilità di attrezzature adeguate, ridurre potenziali infezioni, o ancora, di evitare che garze o strumenti siano dimenticati all’interno del sito chirurgico, cosa avvenuta molte volte. Negli ospedali che hanno adottato la check list di sala operatoria si è osservata una consistente riduzione di esiti negativi quali le infezioni del sito chirurgico, i reinterventi non programmati e la mortalità post-operatoria.[2] Gli studi hanno dimostrato una riduzione del 33% degli eventi avversi potenzialmente letali, quando questa semplice check-list viene applicata.[3]
La check list prevede una serie di controlli da effettuare dall’ingresso del paziente in sala operatoria fino alla sua uscita e coinvolge tutto il personale medico ed infermieristico facente parte del team: chirurghi, anestesista, ferrista, infermieri di sala, ciascuno per quanto di propria competenza.
La legge n. 24/2017 (meglio nota come “legge Gelli”) sulla responsabilità professionale sanitaria e la sicurezza delle cure ha rafforzato la necessità di fare riferimento a buone pratiche nello svolgimento delle attività sanitarie per la prevenzione degli errori. La check list può essere annoverata tra le “buone pratiche per la sicurezza delle cure” previste dall’art. 3 della legge in quanto attività finalizzata alla prevenzione degli errori e alla sicurezza sul lavoro.[4]
I gravi incidenti segnalati al Ministero della salute dagli stessi ospedali evidenziano come la check list non sempre viene rispettata dagli operatori, laddove al contrario, la sua applicazione può diventare un “punto di forza”, in sede di perizia medico-legale, per dimostrare di aver eseguito tutti i controlli previsti e quindi di aver agito correttamente. E’ bene ricordare che nei contenziosi per responsabilità professionale la mancata o inadeguata compilazione della documentazione sanitaria, di cui fa parte anche la check list, può determinare una “presunzione di colpa” a carico del sanitario.[5, 6, 7]
Il Ministero della salute, al fine di favorire l’adozione della check list e migliorare la sicurezza in tutte le sale operatorie, ha pubblicato nel 2009 il “Manuale per la sicurezza in Sala Operatoria: Raccomandazioni e Check list”, consultabile cliccando qui).[8]
In un altro articolo abbiamo visto come le nuove tecnologie possono aumentare la sicurezza in sala operatoria (link).
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BIBLIOGRAFIA
[1] AGENAS. “Indicatori per la sicurezza delle cure – Allegato 1”. Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, 2019 (link)
[2] Haynes, Weiser, Berry et al. “A Surgical Safety Checklist to Reduce Morbidity and Mortality in a Global Population”. N Engl J Med 2009;360:491-9
[3] Donaldson L., Ricciardi W., Sheridan S., Tartaglia R. “Manuale di sicurezza del paziente e gestione del rischio clinico”. Cultura e Salute Editore, Perugia, 2022. Pag. 246
[4] Legge n. 24/2017. “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. Art. 3, comma 2
[5] Corte di Cassazione sentenza n. 11316/2003
[6] Cassazione civ., sez. III, sentenza n. 22639/2016
[7] Tribunale di Palermo sentenza n. 63612/2017
[8] Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. “Manuale per la Sicurezza in sala operatoria: Raccomandazioni e Checklist”. Roma, 2009
Purtroppo per esperienza personale devo confermare che ancora in tempi recenti la frase : “Abbiamo sempre fatto così”: viene ancora utilizzata. Sono un infermiera professionale e mi fa molto male sentire ancora questa affermazione, sintomo di ignoranza e di ancoraggio a vecchi stereotipi che non ci permettono di crescere e maturare sia professionalmente che come individui
Gentile Luigia, grazie per il Suo commento. Le Sue sono parole di verità, purtroppo. La procedura di checklist operatoria viene ancora considerata riduttivamente come una specie di lista della spesa da spuntare, piuttosto che un valido aiuto alle funzioni cognitive del professionista sanitario. Questo succede soprattutto laddove la procedura sia stata imposta dall’alto, senza il coinvolgimento del personale clinico e senza adeguata formazione, che quindi la riceve come un’ulteriore procedura burocratica che interferisce con il “lavoro vero” invece che come una tutela per il paziente e propria contro eventuali errori e ciò che ne consegue. Continui a seguirci, un cordiale saluto