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Pronto Soccorso al collasso, cosa fare? L’esperienza dei CAU dell’Emilia Romagna

Pronto Soccorso sempre più affollati, quale soluzione? Vediamo l’esperienza dei “Centri per l’Assistenza alle Urgenze” (CAU) attivati recentemente in Emilia Romagna

 

Negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento esponenziale degli accessi in Pronto Soccorso (PS), per vari motivi, dando vita così al fenomeno del sovraffollamento. Ciò è dovuto anche al fatto che in PS vengano presi in carico bisogni non urgenti o che, comunque, avrebbero potuto trovare una risposta in altro modo.[1]

Spesso infatti gli accessi nei PS non sono delle vere e proprie emergenze; dei 18 milioni di accessi registrati nel 2023, il 78% erano rappresentati da codici bianchi e verdi, cioè “non urgenze” o “urgenze differibili”.[2]

Addirittura il 22% degli accessi totali in PS risultano impropri, considerando come “accessi impropri” i pazienti classificati come codici bianchi e verdi (esclusi i traumatismi) che giungono in PS nelle 12 ore diurne in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, e aventi come esito finale la dimissione o il rinvio a cure ambulatoriali.[3]

Con il termine “accesso improprio” non si vuole intendere che il paziente non avesse avuto bisogno di assistenza, ma che il suo problema si sarebbe potuto risolvere anche in un diverso setting.

Sembra non esserci dubbio sul fatto che, se si vuole provare a risolvere la situazione problematica in cui versano attualmente i PS, è necessario creare sul territorio strutture dedicate esclusivamente all’urgenza a bassa complessità.

In merito, sono stati recentemente presentati i risultati dell’esperienza dei “Centri per l’Assistenza alle Urgenze” (d’ora in avanti CAU) dell’Emilia Romagna.[4]

 

Cosa sono i CAU?

Il CAU ha l’obiettivo di dare una risposta a tutti quei cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) che non possono essere risolti con la normale visita dal proprio medico di famiglia/pediatra.

I CAU sono strutture territoriali di cure primarie, spesso contigui fisicamente alle Casa di Comunità o posti nelle vicinanze degli ospedali. Si tratta di strutture simili a poliambulatori dove è possibile trovare giorno e notte, di norma 7 giorni su 7, medici e infermieri che possono fare la diagnosi del paziente e anche esami come un’ecografia, una lastra, un prelievo.

I CAU aperti fino ad oggi hanno determinato, nei primi nove mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una riduzione del 20% degli accessi in codice bianco nei Pronto soccorso e 10% di quelli in codice verde.[5]

Gli elementi chiave della riforma sono i seguenti:

  • Completa separazione dei flussi dell’emergenza ad alta complessità dall’urgenza a bassa complessità, con la creazione di due reti distinte (DEA I e II livello per la prima e CAU per la seconda);
  • Creazione di un servizio domiciliare per l’urgenza a bassa complessità h24, affidato alle Unità di Continuità Assistenziale (UCA), équipe medico-infermieristiche dedicate all’assistenza domiciliare anche nelle ore notturne;
  • Attivazione Centrale 116117 con funzione di orientamento all’accesso ai CAU;
  • Potenziamento del sistema 118 per un ulteriore miglioramento degli standard di sicurezza.

 

Attualmente il 76% dei pazienti si presentano in Pronto Soccorso autonomamente, senza nessuna attività di filtro e orientamento a monte; l’obiettivo è quello di arrivare ad avere la totalità degli accessi mediato dalle centrali operative telefoniche del sistema 116117 o 112-118, in modo da dividere a monte il flusso dell’emergenza ad alta complessità (necessità di intervento immediato perchè “tempo-dipendente”) dall’urgenza a bassa complessità (urgenza differibile), secondo lo schema sotto riportato.

Ciò produrrebbe un esito favorevole anche per le patologie tempo dipendenti (es. infarto, Ictus) che sarebbero intercettate e gestite precocemente dal sistema d’emergenza, garantendo al paziente un intervento tempestivo e appropriato. Infatti spesso i cittadini si recano autonomamente in PS che non hanno il reparto o i servizi d’emergenza a loro necessari generando pericolosi ritardi (es. ospedale senza neurochirurgia nel caso dell’ictus emorragico o senza emodinamica nel caso dell’infarto del miocardio). A regime l’obiettivo è fare in modo che i PS accolgano solo pazienti giunti in ambulanza.

Il nuovo sistema assorbe e redistribuisce quelle che erano state finora le funzioni del Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) assegnando la risposta telefonica alla centrale 116117, l’attività ambulatoriale ai CAU e l’assistenza a domicilio alle UCA.

Quali risposte possono fornire i CAU? Queste le prime otto cause per cui i cittadini si sono rivolti ai CAU: 22,18% lesione o dolore agli arti e contusioni; 10,96% tosse, congestione, mal di gola o febbre; 5,71% dolore addominale; 4,6% eritema/problemi cutanei; 3,7% lombalgia; 3,05% otalgia; 2,22% richiesta di prescrizione; 1,52% cefalea/emicrania.[6] Dopo la visita, il paziente viene rinviato al proprio medico di base per la prosecuzione delle cure o direttamente al Pronto soccorso se si ritiene sia necessario il ricovero.

Dai primi mesi nove mesi di sperimentazione i risultati sembrano molto incoraggianti tanto che il 90% dei cittadini intervistati si è dimostrato soddisfatto o molto soddisfatto, con tempi di attesa giudicati adeguati (mediamente inferiori ai 90 minuti).[7] Attualmente sono operativi nella regione 42 CAU, con l’obiettivo di arrivare a 70.

La Regione ha opportunamente rivolto una campagna informativa a tutti i cittadini per illustrare il funzionamento dei CAU e per quali patologie sono indicati (qui).

Analogamente ai CAU, è stata avviata in Toscana la progettazione dei Punti di Intervento Rapido (PIR), strutture per la presa in carico tempestiva dei cittadini che presentano problemi di natura non grave ma che richiedono un intervento sanitario rapido.[8] 

 

In un altro articolo abbiamo parlato dei rischi del sovraffollamento in Pronto Soccorso (link).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Camera dei deputati. XIX Legislatura, XII Commissione (Affari Sociali). “Indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell’emergenza-urgenza e dei Pronto Soccorso in Italia”. Maggio 2024 (link)

[2] Convegno AGENAS. “Accessi in Pronto Soccorso e implementazione del DM77 per una migliore presa in carico dei pazienti“. Roma, 22 aprile 2024. Intervento Dott.ssa M. P. Randazzo, Responsabile UOSD Statistica e flussi informativi sanitari di Agenas

[3] Ibidem

[4] Convegno AGENAS. “Accessi in Pronto Soccorso e implementazione del DM77 per una migliore presa in carico dei pazienti“. Roma, 22 aprile 2024. Intervento Ing. L. Baldino, Direttore Cura della Persona, Salute e Welfare Regione Emilia Romagna

[5]Cau. Donini: “Dato confermano buon funzionamento”. In PS -20% di codici bianchi e -10% codici verdi rispetto al 2023“. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 12-09-2024

[6]Emilia-Romagna, calano gli accessi ai PS: -15,5% di codici bianchi e -9% di codici verdi. Regione: “Effetto Cau”. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 10-07-2024

[7]Cau. Donini: “Dato confermano buon funzionamento”. In PS -20% di codici bianchi e -10% codici verdi rispetto al 2023“. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 12-09-2024

[8]La Toscana sperimenta i Pir, punti di intervento rapido“. Sito web QuotidianoSanità, 20-05-2024

Fonte immagine al centro: Atti del convegno AGENAS. “Accessi in Pronto Soccorso e implementazione del DM77 per una migliore presa in carico dei pazienti“. Roma, 22 aprile 2024

 

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