Le ultime ricerche suggeriscono che in caso di arresto cardiaco le sole compressioni toraciche sono sufficienti a sostenere le funzioni vitali del paziente, evitando di compiere la cosiddetta respirazione “bocca a bocca”
È ancora impresso nella nostra memoria quanto accaduto al calciatore danese Eriksen accasciatosi improvvisamente durante una partita degli europei di calcio. Tempestive manovre salvavita eseguite dai suoi compagni e dal team sanitario gli hanno permesso di riprendere conoscenza e di continuare, successivamente, l’attività agonistica.(1)
Tali manovre non sono appannaggio solo degli operatori sanitari ma possono essere messe in pratica da chiunque nell’attesa del mezzo di soccorso 118. Purtroppo spesso uno dei limiti all’intervento è, per il comune cittadino, la paura, il non sapere cosa fare. È invece sufficiente chiamare il 118 e affidarsi alla voce degli operatori i quali sapranno suggerire passo passo le semplici manovre da compiere.
Nell’arresto cardiaco il cuore perde la sua funzione di “pompare” il sangue in circolo e quindi di far giungere l’ossigeno ai vari distretti corporei, primo tra tutti il cervello che già dopo pochi minuti va in sofferenza, fino a subire, se non si interviene prontamente, danni irreversibili. Questo giustifica un intervento immediato da parte di chi si trova nelle vicinanze, dato che ogni minuto di ritardo riduce le possibilità di farcela.
Una delle prime cause di arresto cardiaco è l’infarto, i cui sintomi sono i seguenti: dolore al petto, alcune volte irradiato al collo, alla mandibola, alla schiena, al braccio sinistro. Il dolore può essere accompagnato talvolta da nausea, sudorazione, difficoltà a respirare. In alcuni casi, se l’infarto interessa la parte inferiore del cuore, può dare i sintomi simili al mal di stomaco (epigastralgia).
Le evidenze scientifiche suggeriscono che le sole compressioni toraciche sono sufficienti a sostenere le funzioni vitali, evitando l’insufflazione di aria nella bocca del paziente, la cosiddetta respirazione “bocca a bocca”.(2, 3) Infatti la compressione esercitata sul torace determina l’apertura e chiusura del torace e quindi l’entrata e uscita di aria dai polmoni, imitando gli atti respiratori, favorendo in tal modo l’ossigenazione del sangue. Ciò rappresenta un’importante novità in quanto spesso le persone che assistono ad un malore vengono bloccate da un’azione poco “attraente” come può essere la respirazione bocca a bocca, e oltretutto non priva di rischi, soprattutto in tempo di pandemia. Naturalmente questo approccio riguarda il normale cittadino e non gli operatori sanitari (medici, infermieri, ecc.) che operano sulla base di procedure specifiche.
Una volta constatato che il soggetto non è cosciente e non respira, per attuare le compressioni toraciche basta posizionare le mani al centro dello torace, intrecciando le mani una sull’altra, con il palmo della mano sullo sterno, e comprimere ininterrottamente ad una profondità di 5 centimetri, continuando le compressioni fin quando il paziente non riprende a respirare o fin quando non giunge il mezzo di soccorso 118.(4) Questo breve video mostra una persona che effettua le manovre sotto la guida telefonica del 118.
Benchè indispensabili è difficile che le sole compressioni facciano ripartire il cuore. Un’ulteriore operazione necessaria al ripristino della funzione cardiaca consiste nella defibrillazione, che anche il comune cittadino può eseguire senza difficoltà, guidato sempre telefonicamente dagli operatori del 118.(5) Sono infatti disponibili e sempre più diffusi capillarmente sul territorio, un pò come accade per gli estintori contro gli incendi, piccoli apparecchi di facile utilizzo chiamati DAE (iniziali di defibrillatore semiautomatico esterno) che hanno la capacità di far “ripartire” il cuore attraverso l’erogazione di una piccola scarica elettrica. Questi apparecchi automatici debbono solamente essere collegati al torace del paziente ed essere accesi, una voce automatica dirà cosa fare, basta quindi seguire le istruzioni vocali.
Si ricorda l’importanza di agire con tempestività; ogni minuto che passa dal momento dell’arresto cardiaco alla defibrillazione si riduce del 7-10% la possibilità che il paziente sopravviva. Considerando che il tempo medio di arrivo dell’ambulanza sul posto è di 12 minuti si comprende quanto si importante agire subito, già da parte di chi assiste all’evento.(6) Questo altro breve video mostra come utilizzare il defibrillatore.
L’insieme combinato di compressioni e utilizzo del DAE può salvare la vita a molte persone, come dimostrano gli studi scientifici più recenti.
In un altro articolo abbiamo parlato della nuova legge che consente a chiunque di poter utilizzare il defibrillatore (DAE) in attesa del 118 (link)
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BIBLIOGRAFIA
- Galdi G. “Eriksen gol agli Europei con la Danimarca 3 anni dopo il malore a Euro 2020“. Sito web Corriere della Sera, 16-06-2024
- Sayre MR, Berg RA, Cave DM, et al. “Hands-only (compression-only) cardiopulmonary resuscitation: a call to action for bystander response to adults who experience out-of-hospital sudden cardiac arrest: a science advisory for the public from the American Heart Association Emergency Cardiovascular Care Committee“. Circulation. 2008;117(16):2162-2167 (link)
- Benvenuti C., Pedrazzini G. “Emergenza cardiaca: agire in modo tempestivo e corretto“. Webinar della Fondazione Svizzera di Cardiologia, 2022
- Olasveengen T.M., Semeraro F., Ristagno G. et al., “European Resuscitation Council Guidelines 2021: Basic Life Support, Resuscitation (2021)”. Versione originale tradotta con integrazioni a cura di Italian Resuscitation Council). Cap. 4 “Supporto vitale di base”, pagg. 12, 19 e 23 (link)
- Disegno di legge n. 1441 “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero” (link)
- Benvenuti C., Pedrazzini G. “Emergenza cardiaca: agire in modo tempestivo e corretto“. Webinar della Fondazione Svizzera di Cardiologia, 2022
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