Ambulanze bloccate fuori dagli ospedali perchè i Pronto Soccorso sono intasati, quali rischi per pazienti e soccorritori?
Il Servizio Sanitario Nazionale è un sistema che ha lo scopo di garantire a tutti i cittadini una buona assistenza, nel rispetto di criteri di efficienza, qualità e sicurezza delle cure. Tali principi vengono messi in discussione quando i pazienti sono costretti ad aspettare molte ore per ricevere assistenza come succede oggi nei nostri Pronto Soccorso (PS).
Tale fenomeno si osserva particolarmente nei periodi di sovraffollamento conseguente al picco influenzale stagionale o come si è osservato più recentemente, nella recrudescenza della pandemia da Covid-19.
Le cause dell’aumentato afflusso di pazienti in PS sono molte tra le quali la difficoltà a ricoverare tempestivamente i pazienti, per carenza di posti letto disponibili nei reparti. Non poca responsabilità hanno, in tal senso, i tagli imposti dalla politica alla sanità negli ultimi dieci anni.[1]
Il fenomeno del sovraffollamento ospedaliero ha ripercussioni, di riflesso, anche sul sistema dell’emergenza sanitaria 118, in particolare sulla disponibilità dei mezzi di soccorso per nuovi interventi. Infatti la difficoltà a ricoverare i pazienti nei reparti di destinazione per mancanza di posti letto determina il conseguente prolungato stazionamento degli stessi in PS.[2] Quando le barelle sono tutte occupate, l’equipaggio del 118 che accede al PS per affidare al personale in servizio il paziente, può vedersi “sequestrare” la barella dell’ambulanza dove il malato rimane allocato e sulla quale inizia il proprio iter di PS. Ciò causa il blocco del mezzo e quindi ne impedisce l’utilizzo per nuovi interventi di soccorso. In caso di richiesta di soccorso nelle vicinanze sarà necessario avvalersi di mezzi più distanti con inevitabile allungamento dei tempi di intervento, con il rischio sanitario conseguente. Lo stesso si verifica quando l’ambulanza deve recarsi in un ospedale più lontano rispetto a quello dove ha effettuato il soccorso, perchè gli ospedali nelle vicinanze sono tutti “intasati”.[3]
Tutto ciò si pone in contrasto con la normativa vigente, secondo la quale: “Il Servizio sanitario nazionale garantisce, in situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato“.[4]
Il mancato o intempestivo raggiungimento del luogo dell’evento da parte del mezzo di soccorso, anche se non dipendente dal servizio 118 come abbiamo visto, si configura come “evento sentinella” (gli eventi più gravi) da segnalare al Ministero della salute, soprattutto qualora tale evenienza abbia provocato un danno grave al paziente.[5, 6] La segnalazione è a cura dell’azienda sanitaria cui afferisce il servizio 118. Senza segnalazione questi eventi rimangono sconosciuti, nessuna analisi può essere effettuata sulle loro cause e non può essere misurata l’efficacia di alcuna azione preventiva.
In alcuni casi sono state segnalate code di 50 e più ambulanze in attesa fuori dai PS cittadini.[7] In tali circostanze i pazienti aspettano ore all’interno delle ambulanze prima di poter essere accolti, con le conseguenze che si possono immaginare in termini di rischi per il paziente: recentemente una giovane donna è deceduta dopo aver atteso quasi cinque in ambulanza prima di poter essere ricoverata.[8]
I rischi riguardano anche l’incolumità dei soccorritori. Come noto i soccorritori possono andare incontro a violenza fisica o verbale, in virtù del loro lavoro. In caso di soccorso “fuori zona” questo rischio aumenta considerevolmente, perchè chi viene soccorso interpreta il ritardo come negligenza, e tende a sfogare la propria frustrazione sul personale sanitario intervenuto.
In relazione alla pandemia da Covid-19 l’esperienza ha evidenziato l’importanza di usufruire di un accesso diretto e percorsi dedicati per i mezzi di soccorso con a bordo i casi sospetti.[9]
Il sistema di emergenza 118 non ha alcuna responsabilità per le ambulanze bloccate e non ha alcuna possibilità di intervenire in quanto le cause sono indipendenti da esso, l’unica cosa che può fare è cercare di redistribuire il più possibile i pazienti nei vari ospedali cittadini, evitando quelli “intasati” (questo sempre compatibilmente con le esigenze del paziente, che deve essere comunque trasportato all’ospedale più adatto alle sue condizioni).
Il blocco delle ambulanze non è neanche da attribuirsi a problematiche o disservizi o carenze proprie dei PS, ma del sistema sanitario nel suo complesso. Come noto molti cittadini accedono impropriamente ai servizi d’emergenza anche per la carenza di alternative di assistenza sul territorio (medici di base, ambulatori, ecc.). Uno studio recente ha dimostrato come con la realizzazione di una adeguato sistema di medicina territoriale si avrebbe una notevole riduzione degli accessi al Pronto Soccorso.[10] Ne abbiamo parlato in questo articolo.
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BIBLIOGRAFIA
[1] Fondazione GIMBE. “4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”. 2019 (link)
[2] Rastelli G., Cavazza M., Gianfranco C. “Sovraffollamento in Pronto Soccorso, Analisi del fenomeno e proposte di gestione”. Emergency Care Journal, organizzazione, clinica, ricerca, 2010
[3] Fatovich D.M. “Effect of ambulance diversion on patient mortality: how access block can save your life“. Med J Aust. 2005 Dec 5-19;183(11-12):672-3
[4] D.P.C.M. 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza“. Capo I, art. 7 (“Emergenza sanitaria territoriale”)
[5] Ministero della salute. Raccomandazione ministeriale n. 11 “Morte o grave danno conseguente ad un malfunzionamento del sistema di trasporto (intraospedaliero, extraospedaliero)”. 2010
[6] Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. “Protocollo per il Monitoraggio degli Eventi Sentinella“. 2009. Pag. 23
[7] Nicolini L. “Pronto soccorso di Roma pieni, 50 ambulanze bloccate con pazienti a bordo”. Articolo pubblicato sul sito web Romatoday il 27 aprile 2022 (link)
[8] “Muore dopo cinque ore in ambulanza: tre medici indagati a Battipaglia“. Articolo pubblicato sul sito “Salernotoday” in data 18 Maggio 2022 (link)
[9] Ministero della salute. “Piano strategico–operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021 – 2023)“. 29 gennaio 2021. Pag. 122
[10] AGENAS. “Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione salute”. Rivista semestrale “Monitor”, Anno II numero 45, 2021. Pag. 23