Le ferite con aghi e taglienti sono sempre più frequenti tra gli operatori sanitari. Vediamo cosa è possibile fare ai fini della prevenzione
Gli operatori sanitari sono tra i lavoratori a maggior rischio di punture con aghi e taglienti. Come sappiamo il contatto con sangue o fluidi biologici espone a numerose infezioni trasmesse per via ematica, quali epatiti (B, C, D) e l’immunodeficenza acquisita.
Il problema riguarda tutte le categorie sanitarie ma gli infermieri risultano essere particolarmente esposti, essendo vittima di più della metà delle ferite da taglio e da punta.[1]Non senza pericoli: delle 64.841 esposizioni percutanee verificatesi nel nostro Paese tra giugno 1994 e gennaio 2009 il 20,5% ha comportato la comparsa di sieropositività per almeno uno dei microrganismi patogeni testati (HIV, HCV e HBV).[2]
Cosa prevede la normativa?
Il Decreto Legislativo 81/2008,[3] noto come “Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro”, pone in capo al datore di lavoro la responsabilità di garantire e tutelare la salute dei lavoratori, attraverso l’adozione di “….misure idonee ad eliminare o contenere al massimo il rischio di ferite ed infezioni sul lavoro….”.[4] La violazione degli obblighi normativi imposti al datore di lavoro e ai dirigenti dal decreto comporta la pena dell’arresto da tre a sei mesi.
Cosa possono fare le aziende sanitarie per tutelare gli operatori?
Numerosi studi dimostrano che l’utilizzo di dispositivi medici dotati di meccanismi di protezione (NPDs) può prevenire la maggioranza delle lesioni da puntura di ago e delle ferite da taglio o da punta.[5]
Purtroppo, ancora oggi, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute relativamente agli acquisti nel settore pubblico, la sostituzione dei vecchi dispositivi con i nuovi dispositivi di sicurezza è ancora limitato alla metà dei dispositivi come ad esempio nel caso degli aghi cannula, [6] che sono i più pericolosi poiché raccolgono e trattengono il sangue, primo veicolo di infezione se l’operatore si punge. Ciò non trova giustificazione non solo dal punto di vista della sicurezza sul lavoro ma neanche della spesa sanitaria. Uno studio[7] del 2013 si è posto l’obiettivo di stimare l’impatto economico che avrebbe comportato la sostituzione di dispositivi convenzionali con dispositivi innovativi per la prevenzione di ferite provocate da aghi in un ospedale belga. Da tale studio è emerso che la riduzione dei costi sanitari conseguenti agli incidenti con aghi e taglienti avrebbe compensato l’aumento dei costi per la sostituzione dei dispositivi convenzionali. Anche altri studi[8] [9] hanno dimostrato questa tendenza. Ciò assume particolare rilevanza alla luce del fatto che ogni anno in Italia vengono spesi 36 milioni di euro per far fronte alle conseguenze delle ferite accidentali da aghi e taglienti.
Altro importante fattore di prevenzione è rappresentato dalla formazione degli operatori. È infatti dimostrato che un programma di formazione sul corretto uso dei dispositivi medici risulta efficace nel ridurre l’incidenza degli infortuni connessi alla manipolazione di aghi e taglienti.
La mancanza di attenzione della struttura sanitaria su tali tematiche può avere conseguenze non solo dal punto di vista della salute degli operatori sanitari, ma anche in termini di costi per la società derivanti dall’inabilità e dalla ridotta produttività dei lavoratori danneggiati.[10]
Cosa fare in caso di esposizione accidentale?
In caso di esposizione accidentale (tagli, punture, schizzi di materiale potenzialmente infetto in bocca, negli occhi o a contatto con cute abrasa o lesa) occorre mettere in atto le seguenti misure preventive:
- Lasciare la parte lesa per qualche minuto sotto l’acqua corrente favorendo il sanguinamento, lavare con acqua e sapone e poi disinfettare con antisettico;
- Recarsi immediatamente in Pronto Soccorso per la profilassi post-esposizione e il rilascio del certificato medico e certificato di infortunio INAIL;
- Seguire le direttive in uso presso la propria struttura per la comunicazione di infortunio al Servizio Prevenzione e Protezione aziendale (SPP).
In un altro articolo abbiamo visto quali sono le misure da adottare per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza e le responsabilità relative in caso di danno al paziente (qui).
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BIBLIOGRAFIA
[1] ANMIL Onlus Associazione Nazionale tra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro. “1° Rapporto Annuale sulla Salute e Sicurezza sul lavoro – Executive Summary”. 2017, pag. 21
[2] I Working Papers di Olympus, a cura di Maurizio Sisti. “Il rischio biologico nel comparto sanitario. Le infezioni occupazionali“. 2015. Pagg. 7-8
[3] D.Lgs. n. 81/2008. Attuazione dell’art.1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gazzetta Ufficiale n. 101, S. O. 108, 30 aprile 2008. Art. 71
[4] Ibidem. Art. 286-quater, comma 1, lett. b
[5] IPASVI “Ferite da taglienti e pungenti: nasce il primo Osservatorio sulla sicurezza degli operatori sanitari”. Articolo pubblicato online su in data 05/10/2017
[6] Ibidem
[7] Hanmore E., Maclaine G., Garin F. et al. “Economic benefits of safetyengineered sharp devices in Belgium – a budget impact model“. 2013
[8] Gruppo di Studio PHASE. 2012. (a cura del), Prevenzione dell’esposizione occupazionale al rischio biologico derivante da lesione percutanea accidentale (puntura, ferita, taglio) nel settore ospedaliero e sanitario. Compendio tecnico e raccomandazioni per il recepimento e l’attuazione in Italia della Direttiva 2010/32/UE del Consiglio dell’Unione Europea.
[9] E. Mainardi, G. Laganà, R. Langella, D. Croce. 2015. Dispositivi medici protetti: strategia di introduzione nelle aziende sanitarie. Giornale Italiano di Farmacia Clinica; 29(2): 105-118.
[10] Cineas (Consorzio universitario per l’Ingegneria nelle Assicurazioni) – Zurich Consulting. Quando l’errore entra in ospedale: Risk management: perché sbagliando s’impari. Le mappe del rischio, i costi, le soluzioni INC – Istituto Nazionale per la Comunicazione – Roma, 2002